Il Curriculum n. 16 non l’ho inviato, ma raccontato.
Ero ad una riunione operativa propedeutica all’avvio di un progetto.
Entusiasmo da parte dei presenti, voglia di collaborare, operatività… Insomma, il paradiso lavorativo!
Da una parte. Dall’altra critiche, sorrisetti, mezze parole…
Improvvisamente mi sono ritrovata a dover quasi giustificare perchè fossi lì ad illustrare quel Progetto (io che l’ho scritto, mah…!) e a raccontare le mie esperienze lavorative e le mie competenze…
Non so come ringraziare le persone che mi hanno ‘velatamente’ osteggiata: fra i presenti, chi mi conosceva già, dopo un’ora di spiegazioni e dettagli si è detto ben felice di aver pensato a me per il progetto e chi non mi conosceva ha fatto lodi lodi lodi e complimenti!

Pensierino del giorno 1: non si può piacere a tutti, per fortuna! Per fortuna perchè mentre cerchi di convincere chi non si convincerà mai (o magari si…), rafforzi la convinzione di chi è già convinto!
Pensierino del giorno 2: Angelina, rossa in faccia e facendo respiri profondi, a poco a poco ha tenuto testa alle critiche tendenziose, alle domande trappola, agli sguardi di sufficienza, difendendo il suo lavoro con i denti, per cui la sera è andata a dormire più contenta!
Pensierino del giorno 3: alla fine della riunione ho tirato fuori una copia del cv e l’ho lasciata all’ufficio, perciò… Missione compiuta, è realmente partito anche il Curriculum n. 16!

Ancora alla ricerca di un contratto di almeno 6 mesi, visti i tentativi non molto riusciti dei primi 14 curriculum (ho avuto risposte, ma sempre per contratti non oltre i tre mesi), ho deciso che il 15 cambia percorso!
E così, proprio stamattina l’ho inviato ad una piccola casa editrice, proponendomi per una collaborazione nel settore sviluppo progetti culturali.
In realtà, quindi, è cambiata la tipologia del destinatario, ma il ruolo per cui mi propongo è sempre lo stesso.
Forse sarebbe stato più saggio iniziare dalle grandi realtà editrici italiane, ma “Angela e la saggezza” si unisce al capitolo “Angela e le regole”, di cui parleremo alla fine, perciò ho preferito mandare il cv ad una realtà che ambisce alla crescita e con cui potrei condividerne la sfida.
E adesso qualcuno di voi mi dirà che dovrei avvicinarmi ad una casa editrice non per lavorarci, ma per presentare un libro scritto da me…
Chissà, magari arriverà anche quel momento e il libro sarebbe lo strumento per propormi a loro… Diventerebbe quindi una forma nuova di curriculum, il curriculum n. 105!
Eh già, così dicono, di domenica non si lavora.
Però fuori piove, la tv è più bella spenta e io ho l’influenza. E lavoro. E medito. E arrivo alla conclusione che di domenica non lavora chi ha un lavoro, mentre lavora chi cerca lavoro.
Chiunque in questo momento è alla ricerca di un’occupazione, perchè non ce l’ha o perchè vorrebbe cambiare la propria attuale (affaticato da precarietà, ripetitività o colleghi inopportuni), può confermare che cercare un lavoro è un’attività impegnativa, che richiede attenzione, precisione e tempo.
Io ho il mio kit da cerca-lavoro: tuta comoda, merendina o biscotti + succo di frutta o spremuta (è o non è un’attività impegnativa? E allora devo aiutarmi!), blocco appunti e occhiali a lente spessa, molto spessa…
Più, ovviamente, tanta pazienza e attenzione!

L’immagine fa sorridere, spero, anche se è lo specchietto buffo di una realtà seria, quella di tante persone che non si fermano mai, che non si accontentano di lavoricchiare o sopravvivere con un lavoro poco gradito, ma cercano sempre di meglio… E proprio perchè, alla fine, lavorano tantissimo, a lavorare per sè stessi non resta che la domenica.
Di domenica, quindi, lavoro e faccio i conti: 12 curriculum, che era la più rosea previsione del sondaggio, non sono bastati… e pazienza! Fra 12 ore dovrò essere già di nuovo in movimento per lavoro… e pazienza!
12… o forse qualcuno in più…? No, questo non lo so, i biscotti non vanno conteggiati!

Il curriculum n. 14 è appena partito, ed insegue un sogno…
L’ho mandato ad uno studio di progettazione che si occupa di grandi eventi in cui si fondono arte e tecnologia multimediale: realizzano dei lavori bellissimi per la loro originalità, ogni visita è una vera esperienza.
Il curriculum insegue il sogno e la ragione mostra preciso e dettagliato il percorso che tiene lontano il curriculum dal sogno:
1) Nel sito web di questo studio non si trova accenno alcuno a possibilità di collaborazioni;
2) Se ci fossero possibilità di collaborazioni, possibilmente, cercherebbero architetti, light designer (povero Edison, chi glielo doveva dire che saremmo arrivati a tanto con le definizioni astruse…!?), web designer;
3) Io non sono nè architetto (e questo ormai è chiaro ai più…), nè light designer (…per fortuna…) nè web designer (…e pazienza!), ma una povera ignorantona del digitale, che per capire il funzionamento del programma del blog ci ha messo tre giorni (e qualcosa ancora mi sfugge).
4) Anche senza cercare collaborazioni, essendo molto “cool” come gruppo, saranno subissati da proposte di cv, figurati se guardano la laureata in lettere… antiche, peraltro!

Quattro argomentazioni e la ragione ha la meglio, il sogno dovrebbe evaporare… Dovrebbe, ma non lo fa… 

Tutti gli aforismi, tutte le frasi più belle, i pensieri sull’importanza dei sogni sono stati già espressi.
Tutti i consigli più seri, gli esempi più tragici sull’importanza di tenere i piedi ben a terra mi sono già stati forniti.
Perciò me ne sto traquilla, continuo ad inviare cv… E intanto aspetto che il curriculum n. 14 raggiunga il suo sogno!



1. Todas las bandas nuevas del momento (que pegan) tocan ahí. Si no todavía no tocaste en La Chispa, a lo mejor no pegás tanto…


2. Está sobre plena calle Estrella y su correspondiente veDera, okupando un espacio público entre Colón y Montevideo, que se transforma en un escenario de arte en su estado más puro.


3- Si pasa un auto y le choca a alguien, ésta persona resucita al instante y la existencia sigue su curso de lo más normal.


4- Hay birra fría SIEMPRE, en formato ÑOÑO, a 12 mil guaraníes.¡Una ganga para los altos estándares turísticos que se manejan en el microcentro de la ciudad de AsunZión!.


5- Si caés solari, sí o sí te encontrás con un amigo del pasado o conocés a un amigo del futuro.


6- Entre el público, generalmente, se encuentran agitando músicos que acaban-de o van-a tocar acto seguido o quizás un poco más tarde.


7- Nadie te jode: Ni si te metés al pogo en su punto más álgido (?), ni si usurpás las gradas del bar vecino mientras bancás a que empiece la joda, el respeto hacia el semejante es tal que podés estar nomás ahí en tu mundo, divirtiéndote trankill, sin la paranoia de que te va a caer un portaaviones lleno de sanjos a hacerte probar las delicias del asfalto o algo parecido…


8- Los shows duran lo que tienen que durar: Desde 14 minutos hasta 45, van directos al cuello y sin mediar palabra.


9- El lugar es child friendly: Si a alguno se le da por salir a jugar frente a un vehículo, una barricada humana levanta el culo del asiento y lo protege hasta que cese el peligro.


10- Suena el playlist de los perros: Desde el hardcore más sadomasoquista (?), hasta placeres culposos que no escuchabas desde la época dorada de Radio Disney (??).


11- No se discrimina a las personas por su elección sexual ni política: Aunque si sos un colorado de mierda, evidentemente vas a encontrar más tu hallo en el shopping o careteando por ahí.


12- Se ubica en una pendiente que es un poco trambólica, ideal para la práctica de deportes extremos como: el skateboarding, el longboarding y el caminar aboarding del abismo.


13- Cuenta con su propio VIP Parado y VIP Sentado: vos elegís dónde te sentís más cómodo y el único que puede moverte de ahí, sos vos mismo.


14- El acceso es absolutamente gratuito. Y la salida también.


15- No corroboré este dato, pero: en algún momento escuché que había empanadas.


16- Si por esas cosas de la vida te despertás al día siguiente y no te acordás un carajo de lo que hiciste (cosa improbable pero no imposible), revisando un par de historias de instagram ya podés armarte toda la película.


17- En el caso de que tengas algún tipo de fobia a la música (?), tienen un salón donde solo hay dibujos y pinturas. Igual se filtra el sonido, pero… ¡Quedate en tu casa nomás entonces!.


18- Si tenés calor, sacate el short (?).


19- Podés llevar lo que vas a consumir: No hay un patovica ni un seguridad que te hagan bullying por ir con tu merendero o tu botella de Ari.


20- Cada evento es a pulmón, do it yourself, voyaseo… lo cual le da un valor agregado de por sí.


21- Cuando pasa la cana, se queda un flá y después todo vuelve a estar eternamente bien.


22- Está atendida amablemente por el propio hijo del dueño, también conocido como Rubén, El Flako o Vladimir Raskalnikov (para los fans del Face).


23- Es el primer boliche donde podés decirle a tus padres que vas a estar en compañía de un adulto responsable y es cierto, porque Pachín te cuida.


24- Es el sitio perfecto para recomendarle a alguien que está en esa onda de no saber qué onda.


25- ¿Ya dije que hay Ñoño a 12 mil?.


#LosModernosacabandetocar
Un vídeo publicado por Gabriel Silva (@1robotciego) el


Esta noche en La Casa de Etilio (Boggiani 6074 esq. RI I 2 de Mayo), el aperground local tiene una cita con guitarras furiosas y un patio gigante lleno de árboles para perderse. Porque llegó la hora de ver debutar a 2 bandas argentinas más, de esas que agarran la mochila y sin pensarlo se sumergen en esta pileta de lava que es el Paraguay, y comprobar si como público somos realmente igual de cálidos o una manga de pecho fríos (?).

Desde las 7 PM, a solo 20 mil, tu persona y la de tus acompañantes podrán apagar el switch del estrés y entregarse a los placeres de la música fuerte y el desenfreno (??), con:
Pyramides: un cuarteto que llega desde Avellaneda, trayendo su post punk y dream pop, cosa que se materializó en un EP, llamado EP 2014, que lo escuchás acá: https://pyramides.bandcamp.com/releases

Di Giovannis: es un dúo de cyber-punk rock con tintes oscuros y pulso muy muy frenético, ideal para amanecer con dolor en la nuca de tanto headbanguearla. Pero ojo, no te vayas tan al carajo que mañana tocan de vuelta. Pispealos acá: https://digiovannis.bandcamp.com/

Por otro lado, la fiesta estará amenizada por:
Empanadas con Pank: un trío que logro filtrarse en nuestros celulares y convertirse en uno de los virales más vistos del 2016, con su tema “LAS” donde debutaron en sociedad marcando territorio, cual Miss Universos del under.




Juventud Falafel: dueto a cargo de @ShisCake (ami de la casa) y Enri el batero, que hace una semana tuvo su primer toque en La Chispa y hoy buscará la consagración frente a ese público que siempre dice acompañar a las bandas desde abajísimo.

The Crayolas: conjunto moderno de la actualidad recomendado por @espunkee, donde toca el batero de Luisonz…

Mientras que en los intervalos, el Dj Himura hará sonar su pendrive seguramente…

Este desmadre cuenta con el apoyo incondicional de: Chernobyl Radio Activa.

Nos vemos en el pogo!


1- Il novo 60s: De entrada, el tema es un submarino amarillo nodrizo (?) que emprende un viaje hacia el knock out instantáneo, esquivando todo tipo de dudas. Una manifestación digital de que ese bardo mental musical creado en los 60s nunca se fue, sino que andaba de parranda… El hecho de saber que en cualquier momento puede disfrutarse de esta gema en vivo, le da al cuerpo un pirí intensifies. El clímax llega de la mano de esa línea que remite al “Dancing Queen” de Abba. 

https://volantediscos.bandcamp.com/track/il-novo-60s
2- Ringo Teenage Dreams: Esta versión más limpia que la que dio vueltas en la internet hace unos meses, dan ganas de salir a bailar haciendo pasos tontos, equivocándose a propósito… Y cerrar los párpados hasta que el mundo se vuelva todo blanco y negro. Si los MGMTs fueran paraguayos sí o sí los llevarían de gira por el universo. La alegría in crescendo que transmite en la última parte el pianito es tal, que no vas a creer que no tenemos mar, man…


https://volantediscos.bandcamp.com/track/ringos-teenage-dreams

3- Feel awakens: Se te mete por los poros. Una canción de energía asfixiante, donde la voz de Ana brilla reclamando al viento algún futuro proyecto solista, con soniditos de calculadoras remixados por Siri (?). Precisa y preciosa, antes de que te des cuenta, decís: ¿Ya terminó?.


https://volantediscos.bandcamp.com/track/feel-awakens

4- Let me be your pet: Es ideal para salir a “palmear” un sábado a la mañana “like a Boss”, con el boombox apoyado al hombro o patinando descalzo sobre el asfalto bien caliente. O todojunto. Quizás estemos frente a la nueva melodía más pegadiza de la banda. Su aroma vintage te reconecta con todas esas sensaciones que (a lo mejor) experimentaron tus viejos cuando estaban tratando de convertirse en tus viejos. Su psicodélico niahismo sobre el final, es capaz de mandarte al carajo para siempre


https://volantediscos.bandcamp.com/track/let-me-be-your-pet

5- Get sleep: Si así se lo propusiera, podría lograr que te duermas literalmente… A menos que la planteemos como el soundtrack perdido de uno de esos bailes donde se eligen al Prom King y la Prom Queen, que veíamos en las películas… Cual barrabrava melancólico, Aaron emerge celestial en un: “Oh oh oh oooh”, para terminar deslizando suaves sollozos sobre probablemente, una de las baladas más tristes de todos los tiempos.


https://volantediscos.bandcamp.com/track/get-sleep

6- Holy warbles: Es un registro con la personalidad tan madura como para pasar (si nadie te avisa antes) por un lado B de cualquier otra banda del rubro. ¿Pink Floyd?. ¿The Flaming Lips?. ¿T-Rex?. La cantidad de capas que le van sumando encima resulta en un caldo de emociones, que se superponen en un extraño pogo imaginario.


https://volantediscos.bandcamp.com/track/holy-warbles

7- Party motel: Se me antojó la idea de que si el payaso Triki-Traka conocía a Mike Patton por esas casualidades de los agujeros negros y demás, podrían cantarla juntos de fino, dentro de su repertorio. Hay un cumpleaños muy feliz aquí adentro. Un baby shower hipster. Un bar mitzvah junkie (?). Una exaltación solapada del arte de sobrevivir.


https://volantediscos.bandcamp.com/track/party-motel

8- Moon room: Y siguiendo con las comparaciones o asociaciones libres de ideas, ésta hubiera sido música para ambientar los últimos días de Kurt Cobain o atardeceres en Sanber con tu amor de este verano, en caso de que cuentes con uno a mano. Una mescolanza de no saber si está todo bien o está todo mal, que en cassette debe sonar una locura.


https://volantediscos.bandcamp.com/track/moon-room

9- Pet city: Es la reencarnación del espíritu adolescente de John Lennon en 5 pibes que tomaron AsunZión como su laboratorio liverpoolesco. Como último track, consagra a Eeeks como el futuro hecho presente del rockNa o al menos: un elegante punto de quiebre. Un sable láser que corta totalmente con los estilos con estilo. Y que te deja pensando, seas músico o no, en: ¿Qué más lo que será que va a venir después de esto?. Number nine… number nine… number nine…

https://volantediscos.bandcamp.com/track/pet-city


arte de tapa: @regirivas
foto: @albie89

En estos momentos lluviosos, Gualicho Turbio estará aterrizando en nuestro suelo. O varados en la Aduana. Todo depende del humor de la cana y el tráfico. Pero hace dos tardes atrás, antes de cruzar el charco para convertirse mañana jueves 4 de febrero en la atracción principal de la fiesta de cervezas artesanales: “¡Brewtiful!”, movida armada por The Brewtiful Club Chernobyl Radio Activa, Juanjo Harervack (el vocalista poseso que toca maracas), Zelmar Garín (el diablo multiinstrumentista); Hernán Balbuena (el armoniquista hechicero) y Bárbara Aguirre (la pitonisa encargada de la macumba), en un acto para nada vudú se sentaron a chatear y a predicar de qué manera su asteroide sonoro, copadamente definido por mi amigo Juanchi como “los Black Keys curepas”, impactará en nuestros cerebros en las inmediaciones de Kombilicious.

1. El público paraguayo no los conoce. ¿Qué esperan con esta venida?.

Juanjo: – Dar un gran show de rock y hacer muchos amigos.

2. ¿10 cosas que sepan de Paraguay?

Zelmar: – La guerra del Paraguay y el exterminio de casi todos los hombres. El arpa paraguaya en “Sus majestades satánicas” de los Rolling Stones. ¿Cómo llegó eso ahí?. Que “Los Tres del Paraguay” recibieron la misma condecoración que los Beatles por la Reina de Inglaterra y nadie se enteró. La guitarra paraguaya y su tradición, recuerdo al compositor Agustín Barrios. La polca. 

También, las paraguayas son hermosas (estuve juntado con una durante un tiempo incluso). El payé. El auténtico tereré. Los guaraníes. Su idioma. La gastronomía autóctona. El chipá. La sopa paraguaya. Sportivo Luqueño. Ciudad del Este. 7 cajas…

3. De todas las variedades de chipa que existen en el mundo, ¿Cuál les gustaría probar?.

Juanjo: – La chipa guazú.

4. ¿Cuáles son sus mejores discos de todos los tiempos?.

Zelmar: – Entre los que están relacionados con la música de Gualicho pondría: 
* The Rolling Stones – Rolling stones; 
* Jesse Fuller – Jazz, folk songs, spirituals & blues; 
* T-Model Ford  You better keep still; 
* Howlin´ Wolf – Howlin´ wolf; 
* Muddy Waters – The real folk blues; 
* Pebbles  Vol. 2; 
* Manal – Manal; 
* Doctor Ross and The Orbits  Cat squirrel / The sunnyland; 
* Blue´s Men  Tu comprendes / El día que el mundo perdió la cabeza y 
* Los Beatniks  Rebelde / No finjas más.

5. ¿Cuál es el ritual antes y después de tocar?.

Bárbara: – Antes de tocar trato de ir a ver el lugar donde nos vamos a presentar, así elijo los elementos que necesitaremos para el incienso. De ser posible, los llevo y los armo allí. Antes de tocar, tratamos de salir todos, escuchar a referentes musicales y llegar juntos al lugar. Una vez que se prueba y se arma todo, el vestuario y el maquillaje, nos reunimos en círculo y honramos a nuestros ancestros, descendientes y pares. Arrancamos el ritual que compartiremos con el público. Si puede ser desde la calle, mejor. Al finalizar, tratamos de guardar todo y cerrar el círculo abierto al principio. Agradecer y abrazarnos.

6. ¿Cómo celebran la Semana Santa?.

Bárbara: – Particularmente es una de mis fiestas favoritas. Porque según el calendario cristiano y el anterior, es un período de transformación, con la posibilidad de mutar y resolver para avanzar. Por mi parte prendo inciensos y planeo modificaciones posibles.

7. ¿A qué aspira como banda un trío como Gualicho Turbio?.

Zelmar: – A vivir de lo que hacemos, viajar, producir mejores shows y discos.

8. ¿Qué piensan de la escena rockera porteña?.

Zelmar: – Es muy diversa: hay mucho por descubrir y mucho por aborrecer. El rock como movimiento es una cosa y la música en general es más pedante. Como así está la decisión de ser un músico-artista independiente por un lado, por otro está el que toca por hobbie, se mezclan las aguas… También se pone en música de rock a todo lo que supuestamente escucha un determinado público, pero no es así. 

Lamentablemente hay una censura encubierta a esta música como a lo que es la música eléctrica en general. Es difícil mantener una “escena” en Buenos Aires, cuando los centros culturales son perseguidos y clausurados constantemente. Así que el acto de tocar y producir música, de cierta forma es también mostrar una postura y una decisión artística ideológica…. Pero esto es duro, porque hay que lidiar todo el tiempo con cuestiones relacionadas con la profesión del músico, que hoy por hoy esta bastardeada.

9. Si tuvieran que definir a Gualicho en tres palabras no musicales, ¿cuáles serían?.

Zelmar: – Hipnótico – Raíz – Intenso.

10. ¿Cómo lograron ese sonido tan particular que tienen (que te transporta a pantanos llenos de cocodrilos, y con gente vestida de mamelucos, sombreros, barbas y mirada de dudosa magnitud), desde la armónica hasta el sonido de la batería?.

Hernán: – Particularmente busco que suene así la armónica porque es donde flipo yo. Escucho algún disco de blues de Chicago y quiero que suene así o lo más parecido posible. La fuerza del blues me atrapó… Y Zelmar tiene la llave para sacar eso tanto de mí como de Juanjo. Y entre los 3 creamos una atmósfera digna de blues…

11. ¿Hacia qué sonidos evolucionan cuando lo hacen?.

Zelmar: – No evolucionamos. Gualicho es lo que es. Es el momento “ahora”. Es lo que escuchamos desde siempre. Es el ABC del rock. El sonido que late en la vena, de donde cualquiera arranca, y eso es lo más difícil: Lograr tener identidad y síntesis en el sonido y en la forma, sin caer en la recreación o en el cover fácil para que te aplaudan.

12. ¿Alguna vez se les apareció Robert Johnson mientras tocaban?.

Bárbara: – Siempre se convoca a ancestros y referentes ancestrales. Confiamos en la conexión…

13. ¿Si existiera un Celebrity Deathmatch de bluseros, a quiénes pondrían a pelear?.

Zelmar: – Muddy Waters vs. Gary Moore. Javier Martínez vs. Adrián Otero. Jimi Hendrix vs S. R. Vaughan y Brian Jones vs. Eric Clapton.

14. Si B.B. King los adoptaba como nietos, ¿qué le pedirían por Navidad?.

Hernán:  Al abuelo B.B. le pediría que me deje la viola, algún ampli valvular y no sé, nada más… La verdad es que siempre lo quise al tío abuelo Muddy Waters y sus amigos… A él lo sacaría de joda siempre y lo invitaría a zapar con Gualicho, que mande la que quiera!.

15. Si Pappo fuese el director de una banda de blues, a qué músicos piensan que elegiría?.

Zelmar: Alejandro Medina en bajo, Javier Martínez en batería, Peter Green en guitarra, Charly García en pandereta; Juanse sería el dealer y pastor a la vez (primero les daría drogas para componer y luego los haría confesar para liberarlos de la culpa, como hacia Son House).

16. ¿Quién es su guitar hero preferido de todos los tiempos?.

Zelmar: – El Hendrix…

17. ¿Con qué se va a encontrar el público paraguayo que va a ver a Gualicho?.

Bárbara: – Con un ritual transformador hacia la magia buena, sacando el gualicho turbio de los espacios y gente, apelando a aquella magia que despierta libertad y música sin prejuicios, unidos por lo genuino y natural.
Atenti piratas de mierda: Sexo, intriga, crimen, drama y calesitas multicolores con toda la magia, la mística recargada y la misma energía de casi nunca, con todos ustedes: LA FIESTA DEL 15 DEL ROBOT !!!!!

* Programa emitido el Miércoles 16 de mayo de 2012.

EPISODIO 15 by 1robotciego Tv on Mixcloud



Aterrizó en el Silvio Pettirossi el viernes 23 de mayo pasado, cual águila a punto de rescatar a un hobbit en la punta de una montaña. Tocó tambo sobre la tierra colorada, hizo dos históricas presentaciones y en medio de un clima gris que nunca abandonó la escena: Fede Cabral, ex Sancamaleón visitó Paraguay por primera vez.


La intención de esta venida, había nacido por sugerencia propia suya hace aproximadamente un año y adquirió forma digital a través de una conversación informal en el chat de Facebook, en la que, con motivo del lanzamiento de su primogénito LP solista, bautizado: “Sí” se volvía inminente la necesidad de empezar a girar cual cd en un reproductor de audio para justamente difundir su mensaje de paz y sabiduría.



Luego de que haya sido casi un éxito la quijotada en la que me desvirgué como “productor de shows internacionales” (?) al presentar por segunda vez a Él Mató A Un Policía Motorizado en el míticamente recordado 21/12: traer a un solo man en una nueva etapa de su carrera parecía no tan arriesgado y serviría como innegable antecedente para su futuro retorno consagratorio.


De esta manera, y solo por tratarse del MES DEL AMISKEU, @1robotciego abre esta sección en la que busca combatir las cancerígenas tardes domingueras, revelando detalles, mitos y leyendas generadas en torno al desembarco aéreo (??) del multiinstrumentista, guerrero urbano y pensador de nuestro tiempo, que en otras épocas supo comandar una de las huestes con las líricas más poderosas del rock underground argentino.


Con todos ustedes, Fede Cabral: en vivo, en directo y en exclusiva para tres únicas personas en una fría tarde de sábado post-final de Champions League (con robo al Atlético Madrid incluido), desde el Urbanian Hostel, haciendo “La luz”.

¡Bon appetit!
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